l’alternativa alla solitudine, è la solitudine.

sentirsi sole vicino a qualcuno, dover stare attente a ciò che si dice, a come lo si dice, non poter essere se stesse, ammalarsi lentamente, ogni giorno, di una malattia silenziosa che solo noi donne conosciamo.

e far finta di niente. continuare a sorridere, senza che nessuno si accorga che quei sorrisi son sempre più gratificanti per chi li riceve che per chi li offre. pensare che ormai non si può cambiare nulla, se non noi stesse. pensare che la paura di cambiar vita è più forte del coraggio di ricominciare.

l’età. dimostriamo sempre meno anni di quanti ne abbiamo. ma li sentiamo. li leggiamo. li viviamo. con la paura che un giorno quell’età sarà una condanna.

poco alla volta aneliamo alla solitudine, per non esser bersagli di vite fallite, ma con l’effimera sicurezza di avere un uomo accanto. quella solitudine che diventa tristezza che pochi sanno vedere. quella che ci portiamo dentro nascondendola. quella chi ci rende fragili.

grida silenziose. nei supermercati, nei bar, in corpi deturpati dal desiderio di piacere agli altri, nei ristoranti. donne in vendita, offerte a uomini senza anima. donne sole. tristi. rassegnate a tutto ma non all’idea di invecchiare con dignità.

madri consumate dalle responsabilità. madri sole. madri che si sentono sole.

donne senza uno scopo, un obiettivo, se non quello di trovare un uomo decente, che non le tradisca, che non le usi per sentirsi meglio, che non le ferisca.

donne che sembrano uomini, energeticamente, fisicamente, rincorrendo un’idea di femminilità che sconfina nella volgarità. donne belle e meste, che nessuno guarda perchè non sono appariscenti.

donne sole. in un mondo di uomini soli.

che paradosso.