(ascoltando i Subsonica, tutti i miei sbagli
Pensiamo sempre al futuro, al passato, viviamo poco il presente.
Viaggiatori nel tempo più che nello spazio, instancabili nel nostro peregrinare tra immagini, sogni, ricordi.
Sfogliavo distrattamente vecchi libri di filosofia, di matematica. Il tempo è davvero ciò che ne facciamo? O è ciò che vorremmo fosse? L’illusione dell’esser ancora giovani, di avere tempo. Domani, sempre domani. Fino a quando ci ritroviamo a ricordare lucidamente avvenimenti successi 30 anni fa…ma convinti di esser giovani.
Riflettevo su quanto poco ci voglia per cambiare lo stato delle cose. E quanto tempo ci vuole per cercare di riportarle allo stato originario, spesso senza riuscirci. O con anni di faticose ricerche interiori. Per accorgersi poi che abbiamo risolto il passato, ma perso il presente, la vita. Ed ecco di nuovo l’affanno per il futuro.
Guardo le mie figlie. Presente allo stato puro, pura vita, energia, estemporanee e così concrete.
Si arrabbiano per cose vere, gioiscono per cose vere. Dimenticano una sgridata nel tempo di un abbraccio, di uno sguardo amorevole.
Quanto perdiamo noi adulti, nell’immaginare di fare, senza fare, persi in un sordido immobilismo, impauriti dal buttarci nella vita, preferendo parlare di quello che vorremmo, senza metterlo in pratica. Illudendoci delle nostre potenzialità come una ragazzina che si innamora delle potenzialità di un inconcludente.
Sorrido. Mentre perdo tempo a pensare ai miei errori, ai miei successi. A quello che intimamente mi rende felice e che per fortuna non ha parole per esser espresso, che va solo vissuto. In un bel silenzio, col cuore gonfio e la certezza che solo nella serenità e nella realtà ci sono le risposte a domande impossibili, inutili.
L.C.