l’estraneità

Estraneità

l’estraneità ai fatti, alle persone, sono concetti che sembrano superficiali e mutuati dalla legge, ma hanno una forte connotazione emotiva.

Diventare estranei a qualcuno, per qualcuno.

In questo momento di pausa dal mondo, i pensieri corrono verso le persone, ciò che sono e ciò che sono state.

C’è stato un tempo in cui avevo tutto, credevo di avere tutto. Una famiglia felice, allargata, persone molto diverse da me e dal mio modo di essere che però dopo anni di frequentazione conoscevo e di cui riconoscevo comportamenti e reazioni.

Persone alle quali a modo mio volevo bene pur constatando la diversità.

Ma credevo che una cosa l’avessimo in comune: il cuore, ognuno di noi aveva in qualche modo sofferto seppur in modi diversi, in tempi diversi.

Eravamo tutti uniti dalla forza di una persona, di un madre che era diventata amica, madre, confidente, sempre presente forte e amorevole. Una madre che aveva pagato caro il prezzo delle sue scelte, che aveva fatto per amore.

Era mia madre. Eravamo entrate in una famiglia emotivamente diversa da noi, ma col tempo la sua magia era caduta su tutti, rendendoli più umani, meno aridi.

La pasqua era un momento magico. Settimane prima, organizzavamo i giorni da passare insieme in una meravigliosa villa della figlia del compagno di mia madre. Lei organizzava minuziosamente la spesa, i posti letto se fossimo stati noi 3 figli con le famiglie, e in quella casa sembrava che tutti dessero il meglio, lontani dalle loro vite impostate e dalle loro abitudini.

Io e la mia famiglia stavamo bene, parlavamo con tutti, la sera si faceva il bagno in piscina giocando coi figli, si organizzavano passeggiate e bbq, gite in barca, a volte portavamo i figli a fare lezioni di vela. mamma restava quasi sempre a casa a preparare piatti leggeri e a leggere, la sua passione. Le serate spesso finivano con noi adulti seduti in giardino davanti alla piscina a parlare di arte, di figli, di finanza, di sogni. E si andava a dormire sereni.

C’era chi andava a fare trekking sulle colline sopra il porto, chi prendeva il sole, i bimbi giocavano in piscina e la sera preparavamo bellissime cene all’aperto, bevendo buon vino e chiacchierando fino a notte fonda.

Mi sentivo felice, parte di qualcosa di bello. Di grande. Di vero.

Avevo anche dei parenti da parte di mia madre, zie zii e cugini che vedevo poco, persone semplici con le quali ho passato la mia infanzia. Mia madre aveva 3 sorelle, spesso si andava in vacanza insieme, nella casa di villeggiatura in campagna. persone che facevano parte del mio dna, della mia storia, di quando eravamo una splendida famiglia coi nonni che ci tenevano tutti uniti.da quando i nonni sono mancati, mia madre ha tenuto le fila della famiglia, ma senza la guida dei due grandi anziani, poco alla volta ci si vedeva meno e le nostre vite hanno preso strade diverse.

Le sorelle di mia madre erano donne semplici, pettegole e col germe dell’invidia, e non facevano mai segreto di come ritenessero mia madre fortunata più di loro, non ostante fossero a conoscenza dei suoi immensi dolori.

Mia madre ed io eravamo fortunate.

Quando le nostre vite sono state duramente colpite dalla malattia di mio marito, mi son sentita dire che ‘ero fortunata ad avere una filippina fissa’. Certo, perchè posso occuparmi meglio di lui. Ma non ero fortunata. Quando mia madre si è ammalata di un cancro incurabile, mi è stato detto di nuovo della mia fortuna, e mi offrivano aiuto, affetto, ma in cuor mio le sentivo estranee.

Fino a che mi madre è mancata.

E allora tutto è cambiato, tutto il mio mondo.

La mia famiglia di origine in parte non ha partecipato al mio matrimonio adducendo futili motivi, e in parte pretendeva denaro da me per aver fatto cambiare una foto (per loro volere) sulla lapide di mia madre, dopo che io per essere corretta avevo donato loro oggetti di mia madre a cui teneva e che sapevo sarebbero stati graditi.

Ma niente. Per mesi con emails, messaggi, mi chiedevano quel denaro, 300 euro, dopo che mia madre era stata molto generosa con loro.

Ho mandato un traslocatore a riprendere le donazioni fatte, per immeritevolezza e ho inibito qualunque contatto.

Estranei, in una stessa famiglia.

La famiglia allargata , anche peggio. Il compagno di mia madre, dopo 27 anni insieme, il giorno dopo il funerale mi ha detto di aver letto una lettera che lei gli aveva scritto , che non poteva esser vera, e mi ha accusata, spalleggiato da sua figlia di averla scritta io. Quell’uomo piccolo e arido che mia madre aveva saputo rendere più umano. Quell’uomo che ci ha fatto del male. Non sapevo cosa ci fosse scritto su quella lettera, e quando l’ho letta ho trovato tutto il dolore e la paura di una donna di una madre e nonna che sa di dover morire. Gli chiedeva di aiutarci, di starci vicino, di continuare a viziare le mie figlie , occuparsi di loro come prima facevano lui e mia madre e di aiutare me.

Pur facendo parte di una famiglia importante, la gelosia ha fatto si che noi fossimo estromesse completamente dalle loro vite. Senza mia madre non eravamo più nessuno.

Ho sofferto immensamente per le mie figlie, e un poco per me.

Non li vediamo più. per fortuna.

Le persone si riconoscono sempre nei momenti difficili, e io ho riconosciuto avidità, gelosia e invidia in quelle famiglie che mi hanno fatto capire che ero un’estranea, fieramente estranea. diversa.

Persone che si comportano così quando ho, abbiamo perso la persona più importante della nostra vita, meritano solo di non averci.

Ora siamo solo noi, e siamo più soli, ma più liberi, liberi di circondarci di persone vere, che non provino invidia, gelosia, che non vogliano rivalersi su di noi per i torti subiti.

La nostra famiglia sono gli amici, scelti, pochi, veri.

Non credo ai legami di sangue e nemmeno in quelli imposti.

Credo nelle affinità elettive, nell’amore e nel riconoscersi.

Ci sono scintille innegabili sin da un primo incontro, e sono quelle che dobbiamo coltivare, far crescere.

Non ostante tutto, io credo nei legami, ci credo fortemente, e soprattutto nei momenti duri ho avuto modo di valutare la grandezza delle persone che avevo intorno, e la pochezza di chi voleva solo un posto d’onore per sfruttarlo , per un attimo di notorietà.

Io vivo in modo diverso.

Non ho bisogno di niente. Gioisco di cuore se qualcuno è felice e empaticamente soffro se qualcuno è infelice. Non conosco l’invidia. Conosco la gelosia . Ma se faccio entrare qualcuno nel mio cuore spero sia per sempre.

Sono concetti così strani per questo mondo in cui vincono gli arroganti e i manipolatori, ma cosa vincono? Chi vincono?

E ora che non ho più i miei genitori, sento forte chiara la responsabilità di proteggere le mie figlie, la mia famiglia da ogni cosa che possa non arricchirle a livello emotivo e emozionale.

Ora so che la magia di mia madre faceva sì che tutti sembrassero belle persone. Non era così.

Senza lei il mondo è peggiore, ma io posso provare a prendere la sua forza e farla mia, sentirla dentro me e saper cosa sia giusto e cosa sbagliato.

Sono contenta che non abbia visto questo disastro, che lo abbia affrontato io per me, per lei, per la mia famiglia, perchè mi ha fatto rendere conto di quanto lei abbia lottato per un mondo migliore, il nostro. E lo era.

Tutte quelle persone in realtà non le sentivo affini, non mi piacevano, ma andavano bene fino a che c’era lei a mediare con grazia e forza.

Ormai sono estranea a i fatti, dopo 3 anni.

E sono estranea a quelle persone che avrebbero potuto continuare ad essere migliori.

Nella vita esiste il libero arbitrio, e la facoltà di scegliere  chi vogliamo essere e con chi vogliamo passare la vita.

Soprattutto in questo momento in cui tutti siamo isolati, i sentimenti e le emozioni si sentono forti e chiare.

E io non mi sento sola, grazie all’amore che ricevo, che intuisco,e a quello che non posso fare a meno di dare.

Le persone possono diventare estranee , ma si rimane se stessi, più forti se si è agito secondo coscienza e nel bene.

Scegliamo bene con chi passare il resto delle nostre vite, e se un giorno guarderemo qualcuno e non lo riconosceremo, sapremo che forse avevamo messo troppa magia su quella persona che l’aveva resa bella e lucente. La vedevamo così perchè noi siamo così, perchè avevamo bisogno di quella scintilla.

Bisogna rimanere coerenti e accettare le sconfitte, senza indebolirsi mai, anzi, sentendoci più forti per il solo fatto di aver creduto.

Credere non è da tutti. Credere in qualcuno.

Ma essere estranei, questo mai. Meglio la solitudine che porterà a capire chi siamo e chi vogliamo accanto.

Indossiamo con fierezza il velo della solitudine quando ci avviluppa.

Basta una scintilla per sentirsi di nuovo nudi e veri.

l.c.

7 commenti

  1. Ciao.
    Al mattino mi alzo sempre presto,c’è il cane da far uscire e poi mi godo il silenzio sorseggiando il mio caffè rotto solo dal concerto degli uccellini che chissà perché sembra cantino più forte..
    Stamattina c’erano anche le tue belle parole a farmi compagnia e riflettere.
    Grazie !!

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